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I KATA

I kata sono l’essenza del karate do.

Il percorso nello studio dei kata è lungo e difficoltoso, non a caso i grandi Maestri consigliavano la pratica per almeno tre anni. I kata sono il mezzo per poter tramandare l’Arte fedelmente, da questa premessa dobbiamo interrogarci sull’importanza dei movimenti in essi contenuti. Il karatè è un’arte marziale relativamente giovane per cui i vari cambiamenti, dovuti anche al rinnovarsi delle tecniche, non sono ancora evidenti, merito questo degli insegnamenti corretti che fino ad ora si sono tramandati. Tuttavia sono sempre meno  i Maestri che si possono considerare tali nel vero senso della parola e questo forse è dovuto al fatto che vi sono sempre meno praticanti e, fra questi, sempre meno sono coloro che praticano assiduamente e con passione. Colpa del consumismo o dei tempi che cambiano, di fatto è quello che credo stia succedendo. Da qui l’importanza di tramandare quest’Arte nel miglior modo e il più fedelmente mantenendo intatti questi insegnamenti, al fine di non perdere o peggio modificare con il passare del tempo la sua vera essenza . Il vero studio di un kata diventa tale nel momento in cui lo si pratica in solitudine, ricercando nelle piccole cose la perfezione senza tralasciare quelle che sembrano banalità. Vi sono diverse fasi nell’insegnamento di un kata che cominciano dal semplice apprendimento delle tecniche in esso contenute, fino al risultato finale: ossia il kumite con diversi avversari. Il kumite libero non è altro che il risultato di tutte le tecniche dei kata conosciuti applicati all’esigenza del momento. Sebbene questo risultato possa sembrare un’utopia è il fine a cui dobbiamo tendere.

Ma andiamo per gradi. La prima fase è quella dell’insegnamento delle tecniche, questo primo passo deve essere particolarmente curato, le posizioni, le parate gli attacchi devono essere eseguiti con molta precisione soffermandosi sui particolari più banali senza tralasciare il minimo dettaglio. In questa fase il kata deve essere memorizzato in maniera tale da non dover più pensare né alla sequenza né alla corretta esecuzione delle tecniche che devono avvenire in modo naturale. La pratica deve essere costante e la ripetizione pressoché infinita per poter raggiungere questo importante risultato iniziale. Dopo questo passo lo studio del kata diventa più profondo, la ricerca dell’efficacia nelle tecniche, e la consapevolezza degli spostamenti, dovranno essere la base per uno studio rivolto al ki, l’energia, e non al semplice gesto atletico. Vi è poi un'altra fase in cui il kata deve essere eseguito in assenza di pensiero ma allo stesso tempo avere le componenti di precisione ed efficacia di cui parlavamo, il corpo si deve muovere autonomamente come in uno schema già stabilito e l’energia si deve sprigionare senza sforzo. A questo punto il lavoro è già molto avanti ma lo stadio ultimo è ancora lontano.

Il risultato finale consiste nel riuscire a fondere le tecniche dei kata con la naturalezza propria del camminare. Come un pianista che impara le scale musicali, poi le memorizza, le suona senza spartito, ed infine improvvisa in una miscellanea di note che interagiscono fra loro dando come risultato la musica, così il corpo si deve muovere nello spazio libero da ogni vincolo fisico o mentale per poter disporre totalmente dell’energia. La ricerca di questo risultato deve essere uno stimolo per tutti i karateki a proseguire nella Via, cercando qualcosa di più lontano, per poter progredire, e non rischiare di credere di essere arrivati ad una meta che sarà solo fittizia.

 

M° Carro Manuel

Keikoclub Forlì Karate stile Shotokai - Via Porta Merlonia 6/a - 47121 Forlì  - e-mail:keikoclub@gmail.com tel: 348 6713517 - 348 6948009

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